Il paese lega il suo nome alla "doccia", condotto in cui scorre l'acqua, elemento di cui il borgo era carente.
Paradossale, dal momento che da secoli Dozza fa del vino di qualità la principale fonte di ricchezza.
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Dopo la caduta di Roma, il territorio fu invaso dalle popolazioni barbariche germaniche e longobarde. Passò alla metà del VI secolo sotto l'Esarcato bizantino e in seguito sotto i Carolingi che nell'VIII secolo ne fecero dono alla chiesa imolese.
Verso il 1150 Dozza divenne libero Comune e successivamente il borgo passò poi più volte di mano in mano fra le potenti famiglie bolognesi e imolesi..
Di rilievo il quinquennio di Caterina Sforza, Signora di Imola e di Dozza, che tenne il feudo dal 1494 al 1499; in questi anni furono costruite la rocca e le mura difensive che la circondano ancora oggi.
Dopo il breve dominio di Cesare Borgia, Dozza ritornò allo Stato della Chiesa. Nel 1528 papa Clemente VII concesse il feudo alla famiglia Malvezzi di Bologna e nel 1531 ai Campeggi, creando una lunga contesa tra le due famiglie. Alla fine, per via ereditaria, i Malvezzi ottennero il feudo, col titolo di Marchesi Malvezzi-Campeggi.
Con la fine del dominio pontificio, nel 1859 il Comune di Dozza fu incluso nella circoscrizione di Bologna.
La Rocca Sforzesca fu abitata dai Marchesi Malvezzi-Campeggi fino al 1960, anno in cui l'acquistò il Comune, all'estinzione dell'ultimo erede.
Si ringrazia il nostro amico Giulio Pettenò per il materiale di questo “speciale” . |